di Luca Mazzotta

Quando si affronta il concetto di transfert può essere utile chiedersi quali dimensioni relazionali entrino nella situazione analitica e come queste siano implicate nel processo del trattamento analitico”.  Si può senza dubbio affermare che la ripetizione delle relazioni passate è solo una delle dimensioni del fenomeno del transfert poiché i pazienti appagano, grazie all’attualizzazione nella relazione analitica, le loro fantasie inconsce per mezzo di una identità di percezione camuffata.

Il riconoscimento di queste relazioni oggettuali interne nel transfert non è quindi una ricostruzione isolata nella mente dell’analista, ma è piuttosto una costruzione, una impalcatura imposta dal materiale portato dal paziente, che comprende la reale interazione tra il paziente e l’analista. Questa costruzione, che ovviamente fa parte del mondo interno del paziente, riguarda uno stato reale delle cose e non ricordi, persino se lo stato reale delle cose è contrassegnato da caratteristiche infantili e riguarda molto da vicino l’attività di un oggetto dell’infanzia (ad esempio una figura genitoriale onnipotente o pericolosa e persecutoria).

Anche la distinzione tra l’inconscio presente e l’inconscio passato ha dato un contributo importante alla comprensione del transfert: le fantasie inconsce di transfert sono parte dell’inconscio presente ed hanno l’obiettivo di ristabilire l’equilibrio psichico mediante la manipolazione delle rappresentazioni del Sé e dell’oggetto (e della loro interazione). Queste fantasie vengono tenute fuori dalla consapevolezza e si manifestano in forme modificate poiché violerebbero i principi della seconda censura, proteggendo così la coscienza dalla vergogna e dall’umiliazione. Sandler fa notare che lo sforzo costante del paziente di attualizzare le fantasie dell’inconscio presente rendono l’analisi del transfert la strada più convincente verso il chiarimento del funzionamento psichico al paziente. L’interpretazione del transfert, pertanto, dovrebbe essere il più vicino possibile al conflitto nel qui e ora ed alla resistenza più vicina al paziente.

Strettamente connesso a quanto detto sinora è il concetto di controtransfert e quello di rispondenza di ruolo. Tutte le modifiche difensive della rappresentazione dell’interazione Sé-oggetto hanno l’obiettivo di ripristinare l’omeostasi affettiva derivante da uno squilibrio originatosi nella prima scatola. Ad esempio, nelle relazioni masochistiche, in cui il soggetto cerca di espiare la sua colpa dirigendo l’aggressività ed il sadismo contro il Sé, la fantasia inconscia può essere quella di un Sé che viene rimproverato e disprezzato dall’introietto. Questa fantasia può essere attualizzata, senza la consapevolezza del paziente, in maniera tale da provocare, tramite la rispondenza di ruolo, le critiche degli altri: in questi casi l’analista casi può ad esempio avere una chiara percezione controtransferale di sentimenti critici verso il paziente. Alcune volte la fantasia può essere ulteriormente modificata per tentare di mitigare la colpa, rappresentando le critiche come ingiuste: il paziente può allora attualizzare questa fantasia provocando accuse ingiustificate che lo porteranno inevitabilmente a sentire di aver subito un’ingiustizia o lo porteranno a delle razionalizzazioni consistenti in “autogiustificazioni”. Tutti questi agiti possono essere compresi controtransferalmente dall’analista e devono essere interpretati nel qui e ora per poter essere percepiti dal paziente.

L’analista e il paziente quindi, grazie al lavoro analitico, creano insieme un modello del Sé del paziente e del mondo in relazione con esso. Come risultato, il paziente acquisisce una nuova ed illuminante prospettiva di quella parte disadattiva del Sé e delle sue reazioni. Solitamente questa parte disadattiva, risalente a risposte difensive tipiche di una specifica fase evolutiva, è respinta, non accettata ed esternalizzata, ed è dunque compito del lavoro analitico renderla accettabile per il paziente, all’interno del contesto clinico.

Per approfondire il contributo dell’Anna Freud Centre di Londra alla ricerca sul transfert e controtransfert:

Sandler, J.; Kawenoka, M.; Kennedy, H.; Neurath, L.  (1969)  Notes on some theoretical and clinical aspects of transference // International Journal of Psycho-Analysis – 50 – p. 633-645.

Sandler J. (1976) Dreams, unconscious phantasies, and “identity of perception” // International Review of Psycho-Analysis – 3 – p. 33-42.

Sandler J. e Sandler A.M. (1984) The past unconscious, the present unconscious, and interpretation of the transference // Psychoanalytical Inquiry – 4 – p. 367-399.

Sandler J. e Sandler A.M. (1987) The past unconscious, the present unconscious, and the vicissitudes of guilt // Internationa Journal of Psycho-Analysis – 68 – p. 331-341.

Sandler J. (1990) On the structure of internal objects and internal object relationships // Psychoanalytic Inquiry – 10 – p. 163–181.