L’eiaculazione precoce primaria (cioè, che dura sin da quando l’individuo è sessualmente attivo), a differenza di quella “secondaria” o situazionale, rappresenta una problematica molto importante per la vita sessuale di chi ne soffre oltre che una sfida terapeutica piuttosto impegnativa.

Nel 2018 è stato pubblicato uno studio che sembra supportare l’ipotesi di una importante causa neurobiologica alla base del disturbo: Xia JD, Chen J, Yang BB, et al. Differences in sympathetic nervous system activity and nmda receptor levels within the hypothalamic paraventricular nucleus in rats with differential ejaculatory behaviour. Asian J Androl. 2018; 20(4): 355-359

L’eiaculazione precoce primaria è una disfunzione sessuale molto comune ed è stata definita come un disturbo di origine neurobiologica.

I dati raccolti finora indicano che l’eiaculazione è un evento mediato prevalentemente da un centro di controllo spinale, il quale a sua volta è influenzato dai siti discendenti inibitori ed eccitatori sopraspinali del tronco encefalico, dell’ipotalamo e dell’area preottica. Molti tipi di neurotrasmettitori con ruolo inibitorio o eccitatorio (come serotonina, dopamina, adrenalina, acetilcolina, noradrenalina, ossitocina, acido gamma-aminobutirrico, acido N-metil-D-aspartico NMDA e ossido nitrico) risultano coinvolti nella regolazione centrale del riflesso eiaculatorio. Questo gruppo di studio ha recentemente scoperto che i recettori NMDA nel nucleo paraventricolare dell’ipotalamo (PVN) facilitano l’eiaculazione potenziando l’attività del sistema nervoso simpatico (SNS). Nel presente studio, in un modello sperimentale di ratto, hanno scoperto che i ratti maschi con un comportamento eiaculatorio diverso avevano una diversa sensibilità del SNS, che correlava con i livelli di recettori NMDA nel PVN, e questo supporta i diversi livelli di recettori NMDA nel PVN come contributo ai cambiamenti nella latenza eiaculatoria durante l’attività sessuale. È stato dimostrato che la densità dei recettori NMDA nel PVN distingueva tre gruppi (eiaculatori lenti, normali e rapidi), con la densità più alta negli eiaculatori “rapidi”. Ciò supporta ulteriormente l’idea dell’eiaculazione primaria come un disturbo neurobiologico, aprendo alcune potenziali strade agli interventi farmacologici.