La dott.ssa Julie J. Marcuse, psicologo e psicoanalista con studio privato a Manhattan – New York, ha da qualche giorno pubblicato un articolo divulgativo riguardante i “ritardatari cronici”:

Poche cose sono più ricorrenti dei classici “ritardi”: “Sono in ritardo!” è un’esclamazione molto comune.

Sebbene a chiunque capiti di essere qualche volta in ritardo, è interessante prendere in considerazione i cosiddetti ritardi ricorrenti, siano essi di 5 o di 30 minuti. Così come la psicoanalisi è arrivata a comprendere battute e lapsus possono nascondere atteggiamenti e motivazioni inconsci, anche i ritardi possono avere i loro significati nascosti, soprattutto quando sono abituali o si presentano costantemente in determinato circostanze.

Quindi … cosa potrebbe comunicare un ritardo?

La gestione del tempo è profondamente influenzata da dinamiche di potere ed è spesso vissuta in termini di dominanza e sottomissione. Per fare un esempio, la dott.ssa Marcuse descrive una sua paziente rivoltasi a lei perché i suoi continui ritardi stavano mettendo seriamente in pericolo il suo lavoro. Il lavoro psicoterapeutico svolto su questa difficoltà della paziente ha offerto l’opportunità di approfondire il significato del suo essere in ritardo.

La paziente aveva vissuto alcuni aspetti del suo lavoro in modo particolare: aveva la convinzione che al suo capo piacesse esercitare il suo potere e questo le lasciava una sensazione di umiliazione. Per la paziente il diritto-dovere del suo capo di controllare i suoi orari di lavoro si estendeva, era percepito e diventava un controllo su di lei come persona. La irritava il fatto che lui potesse sentirsi moralmente superiore a lei ed era preoccupata che la sua incapacità di arrivare al lavoro in orario lo confermasse. La sua protesta aveva preso la forma di un ritardo cronico. Il ritardo faceva parte di un di tira e molla “sotterraneo” tra lei e il suo capo.

Il ritardo spesso esprime passivamente risentimento per le richieste degli altri e la rabbia relativa a quella che viene sentita come una sottomissione alle aspettative esterne. La rabbia della paziente è stata amplificata dal suo sentirsi dalla parte della ragione: voleva sfidare il suo capo e andare e venire dal lavoro a suo piacimento. Allo stesso tempo, dal momento che lei desiderava fortemente l’approvazione del suo capo, la sua sfida è stata una grande fonte di insicurezza e stress, che l’ha presto portata anche a temere di perdere il lavoro.

Attraverso il lavoro psicoterapeutico, per la paziente è stato gradualmente possibile vedere che aveva reagito al suo capo esattamente come se egli fosse il suo irragionevole e insaziabile padre. La paziente ha potuto comprendere che il suo ritardo era un compromesso tra forze opposte dentro di sé: il suo spirito di indipendenza era in contrasto con i suoi bisogni di approvazione. È stata una comunicazione che esprimeva risentimento ma che allo stesso tempo cercava di contenerlo, mantenendo la trasgressione piccola e indiretta.

La puntualità è ovviamente una questione di rispetto per gli altri. È un segno di buone maniere, qualche volte di deferenza mentre più spesso implica semplicemente la volontà di collaborare. Non mostra necessariamente una differenza di status.  È una necessità sociale. Una volta che un orario è stato deciso non è il caso di utilizzare la puntualità per una dichiarazione circa l’autonomia o per sfogare risentimenti e rancori appartenenti al passato.

Essere continuamente in ritardo esprime mancanza di rispetto, implica altre priorità. A nessuno piace aspettare, passando il tempo a chiedersi se si è abbastanza importanti o se si è stati dimenticati.

Per la paziente di cui si è parlato il ritardo era molto significativo poiché rivelava un conflitto interno: ella voleva fare bene il suo lavoro e guadagnarsi l’approvazione del suo capo tuttavia aveva la convinzione che questo avrebbe implicato sottomettersi e ritrovarsi sminuita come persona. È chiaro che non è possibile generalizzare troppo: dal momento che non esistono due persone uguali, il contenuto preciso di questi conflitti in qualche modo varia. La terapia è uno spazio sicuro per esaminare tutti i tipi di conflitti, in particolare attraverso un lavoro di tipo psicoanalitico, quei conflitti che si mantengono al di fuori della consapevolezza.

Per quanto i ritardatari cronici possano negare qualunque motivazione sottostante, il ritardo cronico ha quasi sempre un significato psicologico. Iniziare ad essere puntuali può portare enorme sollievo: le lotte di potere raramente raggiungono i loro obiettivi mentre il più delle volte finiscono con il consumare molta energia che potrebbe essere impiegata più efficacemente altrove.

Articolo liberamente tratto e tradotto da: https://www.psychologytoday.com/blog/contemporary-psychoanalysis-in-action/201605/why-am-i-always-late