Quali sono i fondamenti scientifici della psicoanalisi? Su cosa si basa la teoria della mente nata con le scoperte di Sigmund Freud? Gli assunti di base che caratterizzano univocamente la psicoanalisi sono condivisi e verificabili? È stata verificata l’efficacia del trattamento psicoanalitico rispetto ad altri trattamenti?

Mark Solms, professore di Neuropsicologia alla University of Cape Town (Groote Shuur Hospital),  psicoanalista e presidente della Commissione per la ricerca empirica dell’International Psychoanalytic Association, si è occupato della questione relativa alla scientificità della psicoanalisi ed alle ricerche in grado di supportarne l’efficacia (Solms, M., The scientific standing of psychoanalysis – British Journal of Psychiatry International, 2018, 15, 1: 5-8. La traduzione in italiano è comparsa sull’ultimo numero di Psicoterapia e Scienze Umane, 2018, 52 (1): 7-16).

Come funziona la mente?

Per Solms, schematicamente, la psicoanalisi si basa su tre premesse scientifiche di base (cioè sono verificabili e falsificabili) che riguardano il funzionamento della mente, nella salute e nella malattia:

  1. Il neonato non è una tabula rasa e, come per tutte le specie, anche gli uomini nascono con dei bisogni innati i quali sono percepiti ed espressi come emozioni; queste emozioni di base (innate) attivano comportamenti istintuali che si manifestano come schemi di azione eseguiti al fine di soddisfare i bisogni (ad es. il pianto, l’attacco, la fuga ecc.).
    • Ad esempio alcuni dei questi bisogni di base sono:Mettersi in relazione col mondo esterno per soddisfare i bisogni biologici: questo desiderio è percepito come curiosità, interesse ecc.;
    • Bisogno di trovare partner sessuali, percepito come eccitazione sessuale;
    • Bisogno di fuggire da situazioni pericolose, percepito come paura;
    • Bisogno di eliminare oggetti che frustrano o ostacolano la soddisfazione degli altri bisogni, percepito come rabbia;
    • Bisogno di vicinanza alle figure che si occupano di noi, percepito come panico e disperazione nel momento in cui la vicinanza viene a mancare;
    • Bisogno di prenderci cura di altri (ad es. i figli);
    • Bisogno di giocare.
  2. Compito principale dello sviluppo mentale è quello di imparare a soddisfare i bisogni: da questo discende che il disturbo mentale è causato dalla mancata realizzazione di questo compito evolutivo. Gli schemi di azione di base infatti devono armonizzarsi con le esperienze reali in quanto ad esempio possono esservi situazioni in cui più schemi di azione risultano in conflitto tra loro (ad es. curiosità e paura). Gli esseri umani, inoltre, hanno la capacità di soddisfare i propri bisogni anche in modo simbolico e immaginario.
  3. La maggior parte delle modalità per soddisfare i bisogni viene attuata in modo inconscio e questo implica che per poter cambiare queste modalità occorre portarle di nuovo alla consapevolezza. Gli schemi di azione istintuali si formano nei primi anni di vita, prima che maturino i sistemi di memoria conscia: fanno perciò parte dei sistemi inconsci. Modificare questi schemi inconsci è molo difficile sia perché, facendo parte della memoria procedurale sono difficili sia da imparare che da dimenticare, sia perché vi sono delle resistenze che si oppongono al riconsolidamento di soluzioni che si sono automatizzate nel periodo in cui sono stati affrontati alcuni problemi insolubili.

Su cosa si basa il trattamento psicoanalitico?

Seguendo le argomentazioni di Solms, le tecniche utilizzate in psicoanalisi per alleviare i disturbi mentali sono coerenti con le attuali conoscenze relative al modo in cui il cervello si modifica:

  1. I disturbi psicologici rappresentano tentativi non riusciti di soddisfare bisogni: le sofferenze psicologiche sono essenzialmente di tipo emotivo e i sentimenti hanno un significato, rappresentano bisogni insoddisfatti (ad es. il panico è paura di qualcosa). Questo assunto differenzia notevolmente il trattamento psicoanalitico da quello psicofarmacologico.
  2. Scopo della psicoterapia è di aiutare i pazienti a trovare modi più efficaci per soddisfare i propri bisogni. I farmaci portano ad una soppressione dei sentimenti indesiderati (azione sintomatica) e quindi non possono curare i disturbi emotivi (non hanno azione eziologica). La causa del disturbo è l’incapacità del paziente di soddisfare i propri bisogni sottostanti. I farmaci possono talvolta risultare utili perché ad esempio per attuare un intervento psicoterapeutico in alcuni casi è necessario attenuare i sintomi.
  3. A differenza di altri tipi di psicoterapia, la psicoterapia psicoanalitica mira a riconsolidare schemi di azione inconsci. Per far ciò è necessario:
    • Identificare le emozioni dominanti;
    • Comprendere la relazione tra le emozioni e il sintomo: le emozioni indicano la strada ai programmi automatizzati (che non possono essere ricordati) che hanno originato il sintomo;
    • Individuare i pattern di comportamento ripetitivi (inconsci) e portarli alla consapevolezza: infatti gli schemi di azione patogeni non possono essere ricordati direttamente;
    • Riattivare le tracce di memoria a lungo termine attraverso i derivati attuali ritracciabili nella situazione presente (riconsolidamento): tale attività è particolarmente complessa e richiede tempo (sedute numerose e frequenti) ed è questa attività in particolare che differenzia la psicoanalisi dagli altri trattamenti (strategici, cognitivi comportamentali ecc.).

L’efficacia della psicoterapia psicoanalitica

Solms infine argomenta che la psicoterapia psicoanalitica oggi raggiunge risultati altrettanto buoni, e in alcuni aspetti migliori, di altri trattamenti evidence based usati in psichiatria (farmaci e terapie cognitivo-comportamentali).

  1. La psicoterapia è un trattamento molto efficace: sia i risultati ottenuti con la psicoterapia che quelli ottenuti con la farmacoterapia sono visualizzabili in modo chiaro con le tecniche di neuroimaging. Gli studi mostrano una notevole efficacia del trattamento psicoterapeutico: effect size (effect size pari a 1 sigifica che la media dei pazienti trattati è una deviazione standard più in salute dei pazienti non trattati) compreso tra 0.73 e 0.85. Per avere un confronto, si pensi che i farmaci antidepressivi raggiungono effect size compreso tra 0.2 e 0.31. V. tabella. Si veda anche: Psicoterapia psicoanalitica e prove di efficacia.
  2. Gli altri tipi di terapie non sono superiori alla psicoterapia psicoanalitica e vi sono prove del fatto che gli effetti della terapia psicoanalitica durano più a lungo ed aumentano dopo la fine del trattamento (mentre gli effetti di altre forme di psicoterapia tendono a diminuire e gli effetti dei farmaci cessano con il cessare l’assuzione). Questi risultati (si veda l’articolo di Solms per i singoli riferimenti bibliografici degli studi sui follow up) suggeriscono che la terapia psicoanalitica attiva processi di cambiamento che restano attivi e continuano ad operare anche dopo la terapia.
  3. Le tecniche psicoterapeutiche più efficaci, a prescindere dal tipo di orientamento, sono quelle che prendono in considerazione (in modo esplicito o implicito) i meccanismi psicodinamici delineati in precedenza. Queste tecniche includono, tra le altre, un dialogo non strutturato tra paziente e terapeuta, l’identificazione di temi ricorrenti, la focalizzazione sui modi in cui il paziente evita dei sentimenti vissuti come inaccettabili, l’attenzione al qui e ora della relazione terapeutica e le sue connessioni con le altre relazioni. In altri termini queste stesse tecniche producono migliori risultati anche in una terapia cognitivo-comportamentale nonostante il terapeuta creda di fare qualcosa di diverso. Il problema però consiste nel training del terapeuta poiché saper “maneggiare” queste tecniche è frutto non solo di studi rigorosi ma soprattutto di capacità personali, di molti anni di pratica supervisionata e di una profonda analisi personale. Un simile training differenzia lo psicoanalista da un terapeuta di diverso orientamento.