La psicoanalisi non è nata come risposta ad alcune carenze della psicologia ma è sbocciata dalla mente di Freud come un corpo isolato di conoscenze, creando così le sue teorie, i suoi metodi e le sue regole. Freud dovette mettere a punto lui stesso le condizioni sperimentali che gli avrebbero permesso di raccogliere e di studiare i campioni di sogni; dovette costruire dal nulla una rappresentazione della mente che spiegasse il contenuto psichico dei sogni e svelasse il senso della loro singolare condensazione di ricordi antichi e di esperienze quotidiane.

Freud ha introdotto un certo numero di concetti che hanno avuto una influenza considerevole sulla psichiatria e più in generale nell’ambito delle scienze umane e sociali. Ad esempio ha contribuito ad una teoria che mettesse in luce le strane caratteristiche dei sogni e di altri fenomeni altrettanto fantastici, e ad un metodo che permettesse di decifrarne il significato nascosto. È a Freud che si deve la concezione secondo la quale la mente umana è uno strumento che serve a risolvere conflitti; è stato sempre Freud a capire che sogni, fantasie e sintomi psicologici traducono gli sforzi dell’uomo di risolvere e superare difficoltà personali che risalgono molto  lontano nel tempo. Il metodo psicoanalitico è stato creato per permettere ai conflitti arcaici del malato di esprimersi in un contesto attuale in modo tale da poter essere osservati e trattati.

Freud ha anche concepito un nuovo ruolo della sessualità nell’etiologia delle nevrosi; ha scoperto che il desiderio sessuale può infiltrarsi in un gran numero di attività non sessuali, per esempio il lavoro: concetto molto più ampio di quello di attività sessuale nel senso comune del termine, la sessualità diviene la sede di molti conflitti e impone quindi esigenze complesse alla mente, incaricata di risolverli. Infine le idee di Freud sul rapporto tra l’infanzia e l’adattamento successivo hanno provocato un interesse psicologico rivoluzionario per i metodi educativi relativi alla prima infanzia e per certi particolari aspetti della vita familiare. Gran parte della terminologia creata da Freud per le sue definizioni è entrata nel linguaggio corrente.

Subito dopo Freud molti psicoanalisti hanno ampliato con i loro lavori il campo della teoria psicoanalitica e fra questi alcuni lavori pionieristici sono stati scritti da Anna Freud, Erik H. Erikson e René Spitz.

Anna Freud ha diretto a Londra la clinica di psicoterapia infantile di Hampstead (ora Anna Freud Centre), centro di trattamento e di didattica fondato da lei nel 1939, che gode oggi della considerazione dell’intera comunità psicoanalitica internazionale ed è giudicato tra i più notevoli centri clinici e di ricerca nell’ambito del trattamento dei disturbi psichici infantili. Tra le varie iniziative cui il centro si è dedicato nel corso degli anni va ricordato l’Indice Psicoanalitico Hampstead, un gigantesco progetto il cui scopo era quello di pemettere a tutte le istituzioni specializzate nella terapia infantile di comunicare mediante un linguaggio universale; un progetto che esigeva l’identificazione e la codificazione rigorosa di ciascun elemento raccolto durante il periodo di osservazione o di trattamento di innumerevoli bambini.

Tuttavia Anna Freud, sebbene si sia occupata per moltissimo tempo dello studio e del trattamento dei bambini, ha lasciato la sua impronta in tutti gli aspetti della psicoanalisi generale. Dei sei figli di Freud solo Anna, l’ultima nata, è divenuta analista. Fin dai primi anni sembrava destinata a collaborare all’opera del padre: fu il più giovane tra i soggetti che fornirono sogni che compaiono nella Interpretazione dei Sogni. Freud vi riporta infatti le parole pronunciate da Anna (che allora aveva diciannove mesi) una sera che il medico l’aveva messa a una dieta strettissima per dei dolori intestinali. Gridava nel sonno: <<Anna Freud, fragole, fragole di bosco, frittata, budino>>. Freud vide in questo menu l’espressione diretta di un desiderio, ma interpretò l’introduzione delle fragole selvatiche come una sfida all’ordine del medico.

Freud si è senza dubbio compiaciuto di questa sfida così precoce. Anna aveva tre anni quando suo padre scrisse a Martin, il primogenito, che l’insubordinazione della bambina la rendeva bella ai suoi occhi. Attorno ai venticinque anni, dopo aver fatto per qualche tempo l’insegnante, Anna Freud intraprese i suoi studi presso la società psicoanalitica viennese.

Si è talvolta preteso, a torto, che Freud abbia guidato la mano di Anna quando ella scrisse i suoi primi articoli. In realtà Anna Freud si è sempre interessata a problemi molto diversi da quelli che attiravano l’attenzione del padre. Freud non aveva delle vere conoscenze tecniche di psicoanalisi infantile, campo che diventerà la specialità di Anna. Malgrado che altri psicoanalisti abbiano cominciato ad esplorare questo campo sin dal 1920, Anna Freud fu la prima che dimostrò con precisione che i processi degli analisi degli adulti – transfert, resistenza, associazioni libere – erano valide per il bambino di quattro anni. Il suo piccolo libro, pubblicato nel 1930, Il trattamento psicoanalitico dei bambini, ha avuto un’influenza profonda sull’educazione. In quest’opera Anna Freud presentava le concezioni psicoanalitiche in forma perfettamente comprensibile ed assimilabile per i non iniziati, oltre a rettificare anche alcuni errori, a volte molto diffusi, riguardanti le teorie freudiane dell’epoca.

Tuttavia all’epoca Anna Freud non ha esercitato un’autorità assoluta nel campo complesso della psicoanalisi infantile. Melanie Klein, con in suoi metodi e la sua teoria, molto diversi da quelli di Anna, ebbe una grande influenza, soprattutto in Inghilterra e nell’America Latina. All’inizio Melanie Klein, figlia di un medico viennese, era stata incoraggiata nei suoi studi analitici e nel trattamento dei bambini da Sandor Ferenczi, uno dei primi allievi di Freud, da Jones e dallo stesso Freud. Erano essenzialmente le idee sui primi anni dell’infanzia che separavano Melanie Klein da Anna Freud. Quest’ultima considerava questa fase iniziale un semplice prologo ai processi mentali dell’età adulta, processi che non potevano dunque essere identificati se non in seguito. Melanie Klein, da parte sua, riteneva che il funzionamento mentale del bambino fosse sicuramente paragonabile a quello dell’adulto. Queste differenti concezioni hanno avuto ovviamente delle conseguenze tecniche molto differenti per la terapia applicata ai bambini. Differenze che oramai sono state appianate grazie a successivi studi osservativi sui bambini.

Anna Freud:

– L’io e i meccanismi di difesa, Milano, 2012, Giunti Editore

– Normalità e patologia del bambino. Valutazione dello sviluppo, Torino, 2003, Feltrinelli

– L’analisi infantile, Torino, 2012, Bollati Boringhieri

– Psicoanalisi per educatori, Roma, 2006, Armando Editore