Psicologo Milano – Dott. Luca Mazzotta

La teoria della mentalizzazione di Fonagy può aiutare a mettere ulteriormente in evidenza quanto detto sinora, suggerendo che l’abilità del bambino di comprendere la mente degli altri è direttamente dipendente dalla opportunità che ha avuto nel corso dello sviluppo di riconoscersi come rappresentato nella mente di un altro come un essere dotato di una mente. Fonagy inoltre afferma che il bambino non interiorizza semplicemente la capacità del caregiver di mentalizzare per fornire un controllo interno sugli affetti, ma interiorizza l’immagine che il caregiver ha del bambino come mentalizzante, costituendo così il nucleo del Sé mentalizzante del bambino (Fonagy, et al., 1995a).

In altri termini è la capacità del genitore di dare un senso e riflettere le prime intenzioni e stati emotivi interni del bambino che gradualmente conferisce uno status psicologico al bambino stesso. Questa graduale internalizzazione di un senso del Sé psicologico, cioè di un senso del Sé come agente, motivato da credenze, desideri e altri stati affettivi, si sviluppa necessariamente attraverso una stretta relazione di attaccamento; per estensione, anche la nostra abilità di vedere gli altri come agenti psicologici si sviluppa in una relazione in cui noi stessi siamo visti come agenti.

Strettamente legato allo sviluppo della teoria della mente del bambino è il concetto bioniano di contenimento, dove il compito del caregiver è quello di contenere, trasformare e fornire un senso alla proiezione di stati mentali del bambino non gestibili dal bambino stesso (Bion, 1962). Fonagy ha dimostrato che lo stress emotivo nei bambini è alleviato grazie al rispecchiamento del genitore di quegli stati affettivi che risultano insostenibili per il bambino stesso, dimostrandogli così la sua abilità di modificare, gestire e fronteggiare lo stress (Fonagy, et al., 1995b). Questo permette al bambino di avere a disposizione una rappresentazione del secondo ordine dell’esperienza che, alla fine, rende il bambino capace di sviluppare un sistema simbolico col quale può a sua volta esprimere e gestire i suoi stati affettivi. Se il rispecchiamento materno è caratterizzato da una restituzione inadeguata e non “metabolizzata” (non mentalizzata) dei sentimenti del bambino, o se questa restituzione non esiste affatto, allora l’esperienza del bambino resterà inconoscibile ed il bambino, in entrambi i casi, fallirà nel trovare una rappresentazione dell’esperienza di sé nella mente dell’altro. Col tempo, e con l’accumulazione di queste esperienze, lo sviluppo di un senso di sé sicuro può risultare compromesso.

Il bambino che invece trova una immagine del sé riconoscibile nell’altro risponde a sua volta con un affetto positivo. L’interazione positiva, il gioco e la creatività, guidano e caratterizzano tutto il processo evolutivo del bambino (Sroufe, 1997) grazie all’importanza del rispecchiamento, dell’imitazione e dell’elaborazione della sua esperienza emotiva, che lo aiutano a trovare se stesso. In queste micro-interazioni, che Stern  ha concettualizzato come “passi di danza” altamente sincronizzati (Stern, 1985), caratterizzati dalla contingenza temporale e dal gioco delle sequenze, il bambino impara a riconoscere o a trovare nuovi aspetti del Sé. Sentimenti, comportamenti ed esperienze hanno una determinata forma, significato e rappresentazione, e si organizzano in un costrutto del Sè, precisamente un modello Sé-altro, una versione del Sé che è stata co-creata. Questa conoscenza relazionale implicita precede e pone le basi per un attaccamento sicuro e per i successivi processi mentalizzanti.

Opere citate

Bion W.R. A Theory of thinking

[Articolo] // International Journal of Psycho-Analysis. – 1962. – Vol. 43. – p. 306-310. – Tr. it.: “Una teoria del pensiero” in “Analisi degli schizofrenici e metodo psicoanalitico”. Roma, Armando (1970).

Fonagy, P.; Steele, M.; Steele, H.; Leigh, T.; Kennedy, R.; Matoon, C.; Target, M.  1995a Attachment, the reflective self and borderline states // Attachment, Theory Social, Development and Clinical Perspectives / Goldberg S. Muir R. e Kerr J. (a cura di) – Hillsdale: Analytic Press – Tr. it. in: “Attaccamento e funzione riflessiva”. Fonagy P.; Target M.; Milano, Cortina (2001).

Fonagy P. [et al.] The predictive validity of Mary Main’s Adult Attachment Interview: A psychoanalytic and developmental perspective on the transgenerational transmission of attachment and borderline states [Sezione di libro] // Attachment theory: Social Development and Clinical Perspectives / aut. libro S. Goldberg, R. Muir e di) Kerr J. (a cura. – Hillsdale, N.J. : The Analytic Press, 1995b.

Sroufe L. A. Psychopathology as outcome of development [Articolo] // Development and Psychopathology. – 1997. – 9. – p. 251-268.

Stern D. The Interpersonal World of the Infant [Libro]. – New York : Basic Books, 1985. – Tr. it.: “Il mondo interpersonale del bambino”. Torino, Bollati Boringhieri (1987).