L’uso di sostanze o di alcol permetterebbe – in alcuni casi – a parti nascoste del “Sé” di emergere

I programmi di trattamento delle tossicodipendenze hanno purtroppo tassi di insuccesso molto elevati: ciò è spesso attribuito ai potenti effetti chimici di droghe e alcol. Una ragione per cui alcune persone non riescono a smettere o hanno continue ricadute è che per loro essere “fatti” significa avere la possibilità di esperire sentimenti e stati affettivi che, quando sono sobri, restano al di fuori della consapevolezza: con l’uso di alcol o di sostanze psicotrope emergono parti di sé nascoste.

Questo aspetto molto attraente che ha a che fare con l’uso di sostanze viene spesso trascurato nei programmi di trattamento.

Cosa sono le parti sconosciute del sé, i “sé nascosti”?

Man mano che la nostra identità si sviluppa, tendiamo a sentirci più a nostro agio nell’esprimere certe parti di noi stessi e meno a nostro agio con altre parti. Ad esempio lo stereotipo culturale vuole gli uomini più a proprio agio quando trasmettono aggressività rispetto a quando trasmettono vulnerabilità. Ciò non significa che gli uomini non si sentano vulnerabili ma che questa esperienza spesso non può avere accesso alla consapevolezza. Allo stesso modo, una persona cresciuta in una famiglia in cui è l’aggressività ad essere disapprovata, può avere la tendenza a negare i propri sentimenti di rabbia e a comportarsi come se nulla possa toccarla.

Cosa succede ai sentimenti che si è riluttanti a riconoscere? Di certo non spariscono: semplicemente rimangono fuori dalla consapevolezza e molto speso davvero non si sa che sono lì ed appartengono a sé. Queste sono le parti rinnegate del sé.

L’uso di sostanze a volte consente l’espressione delle parti del sé rinnegate

Droghe e alcol possono allentare le inibizioni permettendo così di esprimere le parti di sé che di solito si tende a nascondere. Basti pensare al cliché dell’uomo macho che, dopo una notte di bevute, con le lacrime agli occhi, abbraccia il suo migliore amico e gli dice quanto gli vuole bene. In questo scenario, bere consente l’espressione di sentimenti “vulnerabili” che normalmente sarebbero rimasti al di fuori della consapevolezza.

La ricerca sull’uso medico di vari farmaci come la ketamina, l’LSD e l’MDMA ha iniziato ad indagare su come questi farmaci consentano l’accesso ad aspetti altrimenti sequestrati della propria personalità.

Sage

Sage è un medico di successo che tende a lavorare a lungo per soddisfare i bisogni dei suoi pazienti. A casa poi è la persona giusta per la sua famiglia allargata: ogni volta che i suoi parenti incontrano difficoltà è a lei che si rivolgono per un consiglio. Quando è sobria, Sage è orgogliosa del suo ruolo così importante per la sua famiglia, anche se segretamente desidera di essere lasciata in pace, da sola con un buon libro.

Quando beve però Sage non assume più il ruolo di quella “forte”: chiama spesso gli amici fino a tarda notte e li tiene al telefono per ore, raccontando quanto si senta sola.

Quando è ubriaca Sage è in grado di esprimere il suo desiderio, il desiderio di essere curata, accudita, il desiderio di qualcuno che si occupi di lei. Quando beve può piangere per la sua solitudine, può sentirsi triste per il fatto di essere stata sempre quella “responsabile”, la sorella maggiore di sei fratelli in una famiglia con una madre-single. Da sobria non ha accesso a questi sentimenti e quando a Sage viene ricordato quello che ha detto durante una conversazione da ubriaca, non ne ha memoria.

Max

Max è un professionista di successo che lavora in una delle aziende più competitive nel suo settore. Il rapporto con la sua fidanzata Mandy è caratterizzato da continui “tira e molla”. Quando Max è sobrio, esprime regolarmente il suo amore e soprattutto la sua dipendenza da Mandy. Ha difficoltà quando Mandy deve lasciarlo per andare al lavoro: spesso cerca di convincerla gentilmente a stare a letto con lui solo qualche minuto in più. Sebbene sia consapevole della sua insoddisfazione per la relativa mancanza di apertura emotiva di Mandy, non se ne lamenta. Temendo di essere abbandonato, evita di iniziare una discussione. Le discussioni nella sua famiglia finirono col portare alla dissoluzione del matrimonio dei suoi genitori.

Quando Max è alticcio – solitamente grazie ad una combinazione di alcol e marijuana – può facilmente esprimere la sua insoddisfazione nei confronti di Mandy: ad esempio spesso, dopo una notte di festeggiamenti, finisce con l’infuriarsi con lei per motivi apparentemente banali. Ha rotto con lei molte volte perché a suo dire stava prestando troppa attenzione a un altro ragazzo ad una festa: “Preferiresti parlare con quel ragazzo piuttosto che con me?”.

Poi solitamente il giorno dopo Max cerca di rimediare con Mandy. Si sforza di capire come mai si ritrovi così fuori controllo: una volta tornato in contatto con la sua paura di perdere Mandy, rinnega le parti arrabbiate e insoddisfatte. Non è in grado di esprimere le sue legittime preoccupazioni quando è sobrio, proprio nella situazione in cui sarebbe più capace di avere una discussione costruttiva con Mandy.

Quindi?

Nonostante i ripetuti tentativi di smettere di usare alcol e sostanze, Sage e Max spesso hanno delle ricadute. Per loro in terapia è molto importante imparare a tollerare sentimenti spiacevoli: invece di liquidare queste parti di sé come qualcosa di incoerente hanno bisogno di rendersi gradualmente conto che questi sentimenti sono aspetti legittimi – anzi, molto importanti – di loro stessi. Se riuscissero a trovare un modo per esprimere (ed integrare) le parti nascoste e rinnegate di sé stessi quando sono sobri, probabilmente sarebbero meno soggetti a ricadute.

Articolo adattato e tradotto dall’originale: Why Drugs and Alcohol Can Be So Hard to Quit del dottor David Braucher.

David Braucher, LCSW, Ph.D. è uno psicologo, psicoterapeuta e psicoanalista formato presso il William Alanson White Institute. È membro del comitato editoriale della rivista Contemporary Psychoanalysis e supervisore e didatta del programma di Psicoterapia Psicoanalitica Intensiva del White Institute. Ha tenuto conferenze alla New York University e lavora privatamente a Manhattan.