Ci sono alcuni motivi per cui i bambini in determinate situazioni sembrano comportarsi come “bambini capricciosi”. Quando impariamo a riconoscere i comportamenti difficili dei bambini e li interpretiamo come reazioni alle condizioni interne o ambientali, magari determinate da alcune fasi di sviluppo o dalle nostre azioni, allora diventa più semplice e spontaneo rispondere loro in modo adeguato e proattivo. Ecco dieci motivazioni che possono aiutare a comprendere cosa c’è dietro i comportamenti difficili dei bambini.

1. Difficoltà a controllare gli impulsi. Sarà capitato di dire a vostro figlio “non gettare quella cosa per terra” e inevitabilmente un attimo dopo è proprio quello che vostro figlio farà? La ricerca suggerisce che le regioni del cervello coinvolte nell’autocontrollo sono immature alla nascita e maturano completamente solo alla fine dell’adolescenza. Lo sviluppo dell’autocontrollo è un processo lungo e lento. Pertanto a volte dire ad un bambino di non fare una determinata cosa sortisce proprio l’effetto contrario, poiché la nostra frase stimola la rappresentazione dell’azione proibita senza che i bambini abbiano la piena capacità di inibire l’azione stessa, quello che è nella loro mente diventa inevitabilmente azione invece che pensiero.

2. Iperstimolazione. In una sola giornata portiamo in nostri bambini in piscina, al parco ed al compleanno del compagno di scuola. Poi inevitabilmente vediamo iperattività, capricci apparentemente immotivati, crolli e comportamenti oppositivi. L’eccesso di stimolazione, le agende piene di appuntamenti la stanchezza sono le caratteristiche della moderna vita familiare. Le persone si sentono sempre in lotta contro il tempo ed in affanno. I bambini sperimentano così una reazione da stress cumulativo. Avrebbero invece bisogno di molti tempi morti, tranquillità ed un bilanciamento tra i tempi di gioco

3. Bisogni di base. A chi non è capitato di essere nervoso perché affamato o di aver perso la pazienza dopo aver dormito poco? I bambini piccoli sono molto più soggetti a situazioni come stanchezza, fame, sete, cali glicemici ecc. La capacità dei più piccoli di gestire le emozioni e il comportamento quando sono stanchi è notevolmente diminuita. Non è infrequente per i genitori notare un brusco cambiamento nel comportamento dei bambini circa un’ora prima dei pasti, oppure se si svegliano di notte o poco prima di mostrare i sintomi dell’influenza. A volte i bambini non sono consapevoli di essere affamati, stanchi o ammalati. Questa consapevolezza è spesso il frutto di un’adeguata interazione tra madre e bambini nei primissimi mesi di vita, quando uno dei compiti della madre è quello di tradurre il generico malessere del bambino in una precisa richiesta. Compito tanto più difficile per una madre quanto più essa stessa non riesce a farlo su di sé.

4. Espressione dei propri sentimenti. Abbiamo appreso, da adulti, a nascondere, camuffare o minimizzare le nostre emozioni: i bambini non possono ancora farlo. Sarebbe il caso di permettere ai bambini di mostrare i loro potenti sentimenti strillando, urlando o piangendo senza che questa espressione sia la causa di rimproveri o punizioni.

5. Necessità di molto movimento. Il pensiero dei bambini è indissolubilmente legato al corpo, all’azione e al movimento. Invece spesso quello che si sentono dire è: “resta seduto”, “smettila di inseguire tuo fratello attorno al tavolo”, “non usare quella cosa come se fosse una spada”, “non saltare giù dal divano”. I bambini sviluppano il loro pensiero e la loro mente anche e soprattutto grazie al movimento. Hanno un enorme bisogno di trascorrere del tempo all’aperto, nei parchi, in bici, a saltare, strisciare, correre, schivare, inseguire, lanciare. Invece di etichettare un bambino come “cattivo” quando è troppo “energico” sarebbe meglio organizzare un’uscita al parco o una passeggiata nel quartiere. Che dire poi dei programmi scolastici che su 40 ore settimanali prevedono (se va bene) solo poche ore di movimento?

6. Naturale tendenza ad opporsi e diventare indipendente. Ogni giornata primaverile può sfociare in una discussione: il bambino vuole mettere la maglietta a maniche corte mentre la mamma dice che non è ancora abbastanza caldo. Anche se può essere spiacevole che un bambino provi a tagliarsi i capelli, raccolga i pomodori dal giardino quando sono ancora verdi o non gradisca il cibo che gli viene dato, spesso non sta facendo altro che seguire la sua inevitabile tendenza a fare da sé, prendere l’iniziativa e potare avanti i suoi piani. E questo avviene già in età prescolare!

7. I punti di forza talvolta hanno anche il rovescio della medaglia. Tutti abbiamo dei punti di forza che possono anche diventare di debolezza: magari siamo intuitivi e sensibili ma possiamo finire con l’assorbire gli stati negativi delle altre persone come delle spugne. Forse siamo molto ordinati ma poco spontanei. I bambini sono simili: possono essere bravi a scuola ma avere difficoltà quando commettono un errore, reagendo con urla e disperazione. Possono essere prudenti e sicuri ma avere difficoltà a sperimentare nuove attività (ad esempio andando a giocare a calcio). Possono essere spontanei e capaci di vivere pienamente il momento presente ma non riuscire ad essere organizzati (ad esempio lasciando che la loro camera da letto si ricopra letteralmente di giocattoli). Riconoscere che alcune caratteristiche di un bambino rappresentano proprio il rovescio della medaglia di altre loro qualità può aiutare a reagire in modo più empatico e costruttivo.

8. Estrema necessità di giocare. Il vostro bambino si dipinge il viso con lo yogurt quando deve fare merenda, si fa inseguire per essere catturato quando si sta cercando di lavargli i denti, mette le scarpe del papà invece delle sue quando si è in ritardo e si sta per uscire. Alcuni dei comportamenti “cattivi” dei bambini non sono altro che richieste disperate di giocare con loro. I bambini amano mostrarsi stupidi e goffi, si divertono a condividere con voi risate ed amano tutto ciò che sa di novità e sorpresa. Il loro gioco spesso si protrae più del previsto e questo finisce con l’interferire con le attività degli adulti: è questo che rende “cattivo” agli occhi dei genitori il loro comportamento anche se in realtà non lo è affatto. Quando i genitori dedicano sufficiente tempo al gioco dei bambini questi forse non avranno bisogno di mendicare qualche minuto in più quando gli si sta lavando i denti o quando si sta per uscire di casa.

9. Reazione a stati d’animo dei genitori. Molti studi hanno mostrato che bastano solo pochi millisecondi affinché emozioni come entusiasmo, gioia, tristezza, paura o rabbia si trasmettano da persona a persona. E questo si verifica quasi sempre senza che le persone se ne rendano conto. I bambini captano e assorbono lo stato d’animo dei loro genitori. Se poi teniamo conto del fatto che spesso i bambini non sono in grado di gestire le emozioni che avvertono (v. punto 1), allora è facile comprendere come un genitore possa attribuire la propria rabbia (di cui magari è poco consapevole) al bambino. Se si è stressati, distratti, amareggiati o demoralizzati, i bambini rispondono a questi stati d’animo. Se si è sereni ed equilibrati, anche i propri figli probabilmente sperimenteranno questi stati d’animo. Spesso una psicoterapia è necessaria proprio per evitare di scaricare inconsapevolmente ed inevitabilmente i propri stati d’animo sui figli.

10. Risposte a limiti incoerenti. Una volta, passando davanti al distributore automatico, comprate un sacchetto di patatine a vostro figlio. La volta successiva dite “No, altrimenti non mangerai nulla a cena”. E ovviamente il vostro bambino urla e si lamenta! Una sera gli leggete cinque storielle mentre quella successiva gli dite che avete tempo solo per una. E lui invece si lamenta e vi chiede piangendo di leggerne ancora. Quando i genitori sono incoerenti nel porre i limiti, non fanno altro che stimolare la frustrazione nei loro figli, inducendoli a fare i “capricci”, protestare, piangere o urlare. Proprio come gli adulti i bambini vogliono (e devono) sapere cosa aspettarsi. Qualsiasi sforzo teso a stabilire e mantenere dei limiti coerenti al 100%, dei confini e delle routine stabili, non può che portare a migliorare nettamente il comportamento e la serenità dei bambini. Talvolta alcuni genitori hanno delle serie difficoltà a mantenere, con amorevole fermezza, dei limiti stabili: dietro questa difficoltà spesso si celano problemi personali più vasti che varrebbe la pena indagare con uno psicoterapeuta.

Articolo della dott.ssa Erin Leyba, pubblicato su www.psychologytoday.com e liberamente tradotto e integrato.