I complessi scambi comunicativi faccia a faccia tra madre e bambino sono stati paragonati ad un ballo in cui i due partner si muovono in stretta sincronia sulla base di uno schema condiviso e rispondono quasi immediatamente ai passi dell’altro. Ma cosa succede se uno dei due partner non accetta di ballare con l’altro? Cosa accade al bambino quando la madre non si comporta nel modo atteso?

Intorno ai due mesi di vita si assiste ad un netto incremento dell’efficienza visiva che permette lo stabilirsi di contatti visivi diretti con il partner, sguardi più intensi e prolungati e la possibilità di sollecitare i primi sorrisi sociali. Subito dopo il bambino inizia ad apprendere le regole alla base di queste importanti interazioni sociali. Prima dei due mesi invece i bambini sono molto meno consapevoli dei visi, a causa del cd. effetto dei contorni, cioè della tendenza dei bambini a fare attenzione ai confini degli stimoli e a trascurarne l’interno. Dai tre mesi in avanti i bambini prestano ancora attenzione al profilo della faccia, a 4 mesi percepiscono tutti i lineamenti interni, dopo i 5 mesi sono in grado di rispondere all’espressione emotiva delle persone mentre dai 7 mesi in poi il sorriso non è più sollecitato in modo indiscriminato da tutte le facce ma solo da quelle familiari.

Generalmente i bambini interagiscono visivamente secondo alcuni cicli di attenzione-non attenzione di natura fisiologica, utili a rendere più prevedibile per l’adulto il comportamento del bambino: per alcuni secondi il bambino guarderà l’adulto, poi ne distoglierà lo sguardo, poi lo riguarderà e così via in modo ciclico: questa sequenza è altresì indicativa degli sforzi del bambino nel regolare il livello di arousal (attivazione) implicito nell’interazione con il partner.

Le madri e la maggior parte degli adulti sono intuitivamente consci del fatto che sia necessario aiutare il bambino a modulare il suo livello di attivazione e tenderanno a sincronizzare conseguentemente la loro stimolazione con cicli di attenzione-non attenzione: durante i periodi di interazione visiva la madre cerca di mantenere vivo l’interesse del piccolo accentuando le espressioni facciali o mediante vocalizzi ritmici, in assenza di contatto visivo la madre rispetta il bisogno di intervallo del bambino interrompendo l’interazione ma restando allo stesso tempo vigile per aiutare il piccolo a riprendere l’attività. Vi è quindi una certa asimmetria negli scambi: la madre è costantemente pronta all’interazione mentre la scelta di interagire o meno viene lasciata al bambino. Questa semplice ma importantissima interazione sociale in realtà finisce con l’essere influenzata in modo importante dallo stile relazionale materno, a sua volta determinato dal mondo interno della madre. Una madre che tende a evitare il contatto con un altro significativo probabilmente non sarà così pronta all’interazione, una madre depressa sarà in difficoltà nel mantenere vivo l’interesse del bambino mentre una madre ansiosa farà fatica a rispettare il bisogno di pausa del piccolo non favorendone così la regolazione dei suoi stati affettivi interni.

In alcune ricerche (Cohn, J. E, & Tronick, E. Z. (1983). Three-month-old infants’ reaction to simulated maternal depression. Child Development, 54, 185-193; Tronick, E. Z. (1989) Emotions and Emotional Communication in Infants. American Psychologist, 44, 112-119) è stato chiesto alle madri di modificare ad un certo punto il loro solito comportamento nelle interazioni faccia a faccia, assumendo una immobilità facciale ovvero rimanendo senza espressione e in silenzio mentre sedevano di fronte al bambino. I bambini sono chiaramente disturbati e infastiditi da un tale comportamento: quando la madre non risponde alla danza interattiva e “si immobilizza” essi quasi immediatamente si accorgono del cambiamento, guardano la madre facendole dei sorrisi e cercano di ricorrere a tutte le loro abilità per “far tornare la mamma”. Ma quando continuano a non ricevere le risposte che si aspetterebbero iniziano a reagire con stati emotivi negativi, modificano la loro postura, irrigidendosi si guardano attorno, distolgono lo sguardo dalla madre, alternano brevi sguardi diretti alla madre con sguardi ad altri componenti dell’ambiente. Gli sguardi a soggetti diversi dalla madre diventano via via sempre più insistenti finché alla fine il bambino distoglie completamente lo sguardo orientando la faccia e il corpo di lato e rimanendo girato rispetto alla madre.

Queste osservazioni sono state importanti nel fornire una dimostrazione degli effetti della depressione materna sui bambini: le madri depresse fanno più fatica a sintonizzarsi con il comportamento del figlio, a coglierne i segnali di comunicazione e a rispondervi in modo adeguato e appropriato. Al bambino vengono dunque a mancare quelle risposte interattive necessarie per imparare gli scambi relazionali e per regolare la propria attivazione emotiva e quindi correrà il rischio di sviluppare uno stile di interazione sociale completamente distorto.

Alcune conferme dell’importanza di una risposta interattiva appropriata vengono dagli studi fatti sui neonati prematuri (Eckerman, C. O., & Oehler, J. M.  (1992).  Very-low-birthweight newborns and par­ents as early social partners. In S. L. Friedman & M. D. Sigman (Eds.), The psychological development of low birthweight children.  Norwood, NJ:  Ablex.), descritti spesso come disorganizzati dal punto di vista comportamentale, meno prevedibili (iperreattivi ad alcune forme di stimolazione e iporeattivi rispetto ad altre) e meno attraenti nell’aspetto. Queste caratteristiche hanno importanti implicazioni nello sviluppo del loro stile interattivo in quanto le loro interazioni iniziano in un momento troppo precoce dello sviluppo, in cui il bambino potrebbe non essere fisiologicamente pronto a elaborare immagini e altre forme di stimolazioni. Inoltre le interazioni con questi bambini sono influenzate sia dal comprensibile stress dei genitori nel periodo successivo alla nascita che dal fatto che le interazioni siano maggiormente limitate a causa delle intense cure cui i bambini vengono sottoposti (ed anche dalle attrezzature mediche necessarie). Non sorprende allora che le prime interazioni assumano una connotazione differente da quella che solitamente si riscontra nel caso dei bambini non prematuri: la sincronia è più difficile anche a causa di una soglia di stimolazione molto alta o bassa da parte del bambini e i tentativi materni di fornire ulteriori stimolazioni (determinate da fattori che riguardano la personalità dei genitori e gli inevitabili sensi di colpa) possono in realtà finire con il provocare una maggiore irritabilità del bambino, che non di rado viene interpretata inappropriatamente come una risposta del bambino alle sollecitazioni. Nonostante ciò questi bambini sono assolutamente in grado di diventare degli ottimi partner sociali e la grande maggioranza di loro recupera nel periodo che va dai 3 ai 6 mesi dopo la nascita.