“Sembra così semplice: so quello che dovrei fare per perseguire i miei obiettivi ma nonostante ciò alla fine mi sento bloccato e non faccio nulla… Sono pigro!”

Quante volte si ascoltano queste parole?

La dottoressa Laura D. Miller, psicologo e psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico con studio a Manhattan, ha – in un recente articolo divulgativo – fornito qualche approfondimento molto interessante:

<<Quello della pigrizia è un giudizio critico troppo spesso abusato e che in realtà non fa nulla per aiutarci a capire perché qualcuno non riesce a fare quello che vorrebbe o sarebbe tenuto a fare. Se però proviamo ad esaminare più attentamente cosa può esserci dietro il differimento e l’elusione degli impegni, troviamo una serie di questioni certamente più complicate.>>

In particolare la dott.ssa Miller nel suo articolo ha elencato 7 possibili motivi per cui ci si definisce (erroneamente ed in modo superficiale) “pigri”:

  1. Paura del fallimento. Molte persone restano al palo posticipando il perseguimento dei loro obiettivi – come ad esempio ottenere un lavoro migliore – a causa di un basso livello di autostima: hanno paura che, se facessero lo sforzo di passare all’azione, la loro vera inadeguatezza sarebbe evidente e questo avrebbe effetti devastanti. Meglio non provarci! In tanti conoscono bene questa strategia.
  2. Paura del successo. Parente stretto della paura del fallimento: molte persone sono inconsciamente preoccupate che un loro successo possa rivelarsi potenzialmente minaccioso per gli altri. Così evitano conflitti e quindi evitano di andare avanti. Immaginate una donna che ottiene una promozione e comincia a guadagnare molti più soldi del marito, molto tradizionalista. Oppure un uomo che viene da una famiglia di alcolisti e che riesce a mantenersi sobrio. Mentre ad un esame di superficie queste situazioni sembrano solo il raggiungimento auspicabile di grandi obiettivi, i conseguenti cambiamenti nei ruoli relazionali potrebbero essere potenzialmente pericolosi.
  3. Desiderio di essere accuditi. È ovviamente un desiderio universale ma per alcuni non è così semplice viverlo o esplicitarlo, così lo si “agisce” in modo da che il tutto avvenga modo implicito e indiretto: un ragazzo potrebbe non stirare una camicia per una cerimonia in modo che la sua ragazza se ne accorga e lo faccia per lui, ovviamente lamentandosene: “Sei così pigro!” Ma questo potrebbe essere proprio un modo inconscio per il ragazzo di sentirsi accudito senza dover direttamente riconoscere che è proprio questo ciò che desidera. Il rovescio della medaglia è che basarsi troppo su questa tattica (inconscia) può far sentire gli altri frustrati e sfruttati e soprattutto può togliere spazio al reciproco bisogno altrui di essere e sentirsi a loro volta accuditi generando ulteriore frustrazione e difficoltà a rispondere alle richieste!
  4. Paura delle aspettative. Le persone che pongono “l’asticella dei loro obiettivi troppo in basso” spesso lo fanno per impedire di avere nei loro confronti aspettative troppo elevate: “Se gli altri non hanno aspettative non avranno nulla da rimproverarmi”. Ad esempio: una persona solitamente non pianifica alcunché, si considera “pigra” e lascia che siano gli altri a decidere per lei. Allo stesso tempo però si prende la libertà di agire o meno in base al proprio capriccio. Evita così di prendersi impegni nei confronti degli altri lasciando che siano gli altri a farlo al suo posto. Non ci si aspetta nulla da lei perché “è pigra”. Questa modalità rende però gli altri molto vulnerabili in quanto sentono di dover fare delle cose e prendere decisioni per lei, mentre lei resta in una situazione di apparente assenza di responsabilità.
  5. Modalità di comunicazione passivo-aggressiva. La paura dei conflitti agisce molto in profondità: ad esempio si è spesso preoccupati di esprimere direttamente la propria irritazione per timore di ferire l’altro o di suscitarne l’ira, provocando così una rottura della relazione. Le persone che evitano i conflitti spesso finiscono con il seppellire ed il celare, anche a se stessi, le proprie insoddisfazioni. Questa insoddisfazione però può essere veicolata in modo inconscio ed indiretto attraverso la “pigrizia“: ad esempio un qualche insolito rallentamento che in qualche modo colpirà l’altra persona. Una paziente che si sentiva trascurata dal marito ha iniziato ad un certo punto a preparare meno frequentemente la cena e sentiva un minor desiderio sessuale. Ella riteneva di essersi “impigrita” ma questa sua spiegazione evitava in realtà il problema più grande della sua mancanza di soddisfazione, così come il suo inconscio desiderio di far sentire suo marito trascurato proprio come si sentiva lei.
  6. Bisogno di rallentare o prendersi una pausa. Molte persone credono che si debba andare sempre a tutta birra e si accusano di essere “pigri” quando il loro corpo o la loro mente tendono a chiudersi in segno di protesta. La nostra cultura mette continuamente incentivi sulla produttività, incoraggia e premia il duro lavoro. La realtà è che tutti hanno bisogno di tempo per fermarsi, rilassarsi e rigenerarsi.
  7. Depressione. Alcuni dei sintomi più comuni della depressione sono mancanza di motivazione, sensazione di affaticamento, astenia (mancanza di energia) e anedonia (mancanza di piacere nel fare cose che in precedenza procuravano piacere). Accusarsi di essere “pigri” è spesso un modo molto sottile di negare la sottostante depressione e – di conseguenza – il fatto che si abbia bisogno di cure appropriate. Le persone depresse di solito si sentono bloccate, incapaci di reagire. Questo fa provare spesso rabbia verso se stessi per il fatto di ritrovarsi in una tale condizione e ciò aggrava ulteriormente la depressione creando un pericoloso circolo vizioso.

La maggior parte delle volte sarebbe molto più utile considerare la propria o altrui pigrizia come il sintomo di un problema, piuttosto che come il problema in sé. Quanto più si riesce ad individuarne l’origine e la connessa motivazione, tanto più si sarà in grado di trovare una strada alternativa a quelle modalità comportamentali che finiscono con l’essere dannose e controproducenti. Spesso le persone non amano definirsi “pigre” e farebbero di tutto per non percepirsi tali: altrettanto spesso finiscono con il sentirsi intrappolati nelle loro modalità comportamentali ed incapaci di uscirne, proprio perché “si è pigri”! Affrontare le questioni di fondo – eventualmente anche ricorrendo ad una consultazione specialistica con uno psicologo psicoterapeuta – può essere incredibilmente utile e liberatorio.

Liberamente tratto e tradotto da: https://www.psychologytoday.com/blog/contemporary-psychoanalysis-in-action/201510/7-reasons-why-laziness-is-myth