…o decidere di non decidere. Spesso il vero problema nelle decisioni non è “cosa” scegliere ma se “scegliere o non scegliere”.

È esperienza comune quella di sentirsi bloccati nel tentativo di prendere una decisione. Cercando di scegliere tra due o più alternative, si valutano i vantaggi e gli svantaggi di ognuna delle opzioni e non si riesce più a decidere. Ritrovarsi bloccati è spesso il risultato del tentativo di evitare la perdita. Ogni scelta significa potenzialmente perdere le alternative non selezionate, molto spesso rimanere bloccati significa illudersi di restare “giovani”: non si prende alcuna decisione per evitare in qualche modo il passaggio ad una fase successiva della propria vita.

Spesso si lotta con le decisioni: il matrimonio, la scelta dell’università, cambiare lavoro. Finché non si fa una scelta, non si rinuncia a nessuna delle possibilità. Quando non si decide, si ha potenzialmente tutto e non si deve rinunciare a nulla.

Nel considerare i pro e contro di ogni opzione, si valuta come sarebbe la propria vita in ognuna delle eventualità: ad esempio nel considerare due lavori, con uno si potrebbe beneficiare di un orario più comodo mentre con l’altro si guadagnerebbe uno stipendio più alto. Si immagina dunque come sarebbe lavorare meno ore ed avere un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata; ci si immagina tutto quello che si potrebbe fare con quelle ore in più durante la settimana. D’altro canto si considera anche che con l’altro lavoro si potrebbe avere uno stipendio più alto, immaginando quindi si potrebbero spendere quei soldi in più. Nella mente dunque si crea un investimento psichico sia verso l’orario di lavoro migliore che verso lo stipendio più alto. Ma quando arriva il momento di decidere è necessario rinunciare ai vantaggi di una delle scelte, il tempo o il denaro: quindi ci si ritrova davanti ad una perdita. È il desiderio di evitare questa perdita che rende difficile, a volte impossibile, prendere una decisione.

Alcune volte prendere una decisione comporta perdite molto dolorose che possono riguardare il ciclo evolutivo della propria vita: perdere la giovinezza o entrare nella terza età.

La tipica indecisione sull’andare a convivere con un partner può in effetti evocare certamente più preoccupazione in relazione alla rinuncia della propria indipendenza che non in relazione alla bontà della scelta di quel partner. Ma finché ci si preoccupa di capire pregi e difetti del proprio partner si può evitare di affrontare i conflitti ben più profondi relativi al crescere e prendersi delle responsabilità relazionali. Se si inizia a dubitare appena del fatto che il partner  sia la persona giusta, si è in grado di evitare i conflitti legati al crescere ed al perdere la vita da single.

Naturalmente, non riuscire a prendere una decisione in alcune situazioni può avere conseguenze non banali: mentre si passa il tempo ad evitare di decidere tra più opzioni alla fine può succedere di non avere più opzioni tra cui scegliere. Si può finire col temporeggiare nel decidere se sposarsi e mettere su una famiglia col proprio partner oppure nel decidere se acquistare un appartamento invece di restare liberi di prenderne uno in affitto ed in questo modo nel frattempo si potrebbero sprecare delle grandi opportunità: il partner può decidere di trovare qualcuno che gli/le darà la famiglia che desidera oppure i costi degli immobili possono risalire ritrovandosi così fuori dal mercato.

I cambiamenti importanti della vita possono provocare un’ansia profonda: non è raro avere bisogno di aiuto psicologico per gestire questi sentimenti. Cambiare significa cambiare anche nel modo in cui ci si vede. Uno psicologo può rappresentare un valido sostegno in questo periodo ed uno psicoterapeuta in alcuni casi può favorire una ristrutturazione più profonda in grado di aiutare ad identificare quelle paure e preoccupazioni particolari e quei conflitti che provocano lo stallo decisionale.

Liberamente tratto da un articolo di David Braucher su: http://www.psychologytoday.com/blog/contemporary-psychoanalysis-in-action/201411/why-we-cant-make-our-minds