Perché attività apparentemente positive possono avere conseguenze negative?

Ci sono situazioni in cui si fa qualcosa con lo scopo di aumentare il proprio benessere e invece proprio quei comportamenti finiscono con il suscitare sentimenti di disagio, pensieri negativi e reazioni spiacevoli.

Si prenda ad esempio la gratitudine (sentimento molto raro e riservato a persone piuttosto mature): esprimere (ma anche semplicemente provare) gratitudine infatti può esporre a sentimenti di vergogna, incompetenza e inferiorità, in primo luogo per il fatto di aver avuto bisogno di aiuto oppure per il timore di non aver soddisfatto appieno le aspettative del benefattore. Scrivere una lettera di ringraziamento a qualcuno può far sentire in colpa o in imbarazzo per non aver ringraziato prima questa persona oppure perché ci si può sentire profondamente in debito e con l’onere di dover ricambiare in futuro. Queste potenziali conseguenze negative fanno proprio sì che quei comportamenti che dovrebbero aumentare il proprio benessere rischiano paradossalmente di ridurlo!

Un altro sorprendente esempio di attività positiva che può scatenare emozioni, pensieri e comportamenti negativi è rappresentata dagli atti di eccessiva gentilezza: gli atti eccessivamente gentili, come prestare il cellulare a uno sconosciuto, o eccessivamente gravosi, come rendersi disponibili a trascorrere l’intero fine settimana ad aiutare il vicino per il trasloco, possono promuovere sentimenti di risentimento, frustrazione e rabbia.

La stessa reazione di chi riceve la gentilezza inoltre può dare origine a pensieri e comportamenti negativi. Ad esempio se il ricevente si aspetta o addirittura arriva a pretendere la gentilezza il donatore può sentire sminuito il suo senso di autonomia. Il donatore può anche sentirsi incompetente se la sua gentilezza non è stat di aiuto per il destinatario come sperava: se il ricevente risponde negativamente il donatore può provare ancora più disagio e imbarazzo (e rabbia). Inoltre il donatore può essere assalito da pensieri negativi su se stesso (“Sono stato uno sciocco a dare un aiuto non richiesto”) o sul destinatario (“Stavo solo cercando di aiutarlo ma non se lo meitava!”).

È anche possibile che le cosiddette attività positive possano avere effetti negativi sulle persone che circondano chi tende ad essere gentile. Si prenda ad esempio una persona anziana che rifiuta l’offerta del vicino quando questi si offre di aiutarla a portare i sacchetti della spesa. Questo aiuto indesiderato o inopportuno può innescare sentimenti di colpa o vulnerabilità nel destinatario. Ovviamente non è che il vicino intenda offenderlo ma il destinatario si risente del fatto che in qualche modo gli venga fatto notare che abbia bisogno di aiuto. La presunzione sottile e involontaria che faccia fatica a farlo da solo può farlo sentire come un peso per gli altri o come un incapace.

Inoltre alcune espressioni di gratitudine potrebbero non essere viste positivamente in tutti i contesti: nelle culture dell’Asia orientale un’espressione di gratitudine può essere vista come qualcosa che va ricambiata e che quindi mette in difficoltà, così come i genitori possono sentirsi offesi se vengono ringraziati per aver fatto qualcosa che considerano parte del loro dovere genitoriale.

Ma allora perché queste attività apparentemente positive hanno conseguenze negative?

Perché è “evolutivamente” utile. Ad esempio, esprimere riconoscenza e gratitudine dovrebbe far star bene, ma se non facesse anche sentire un certo disagio, non potrebbe promuovere comportamenti volti a migliorare la propria condizione e a dare il meglio di sé. Ad esempio, uno studente universitario potrebbe pensare: “Ora che capisco quanto i miei genitori abbiano lavorato duramente per mantenermi negli studi voglio dimostrarmi degno dei loro sacrifici facendo del mio meglio“. I sentimenti d’amore dello studente per i genitori, il sollievo di poter frequentare l’università e le speranze per il suo futuro, abbinati al sottile senso di colpa, possono essere il giusto mix emotivo per stimolare il suo impegno e il suo rendimento.

Insomma, un piccolo effetto boomerang nell’immediato può essere utile e necessario per avere un maggior benessere in futuro. Quindi ben vengano gentilezze e gratitudini, così come soprattutto ben vengano eventuali sentimenti negativi di ritorno ad esse associati.

Articolo liberamente adattato dall’originale: http://behavioralscientist.org/the-happiness-boomerang-effect-when-positive-activities-backfire/  di Megan  Fritz (dottoranda in psicologia sociale e della personalità all’Università della California, Riverside. Il suo lavoro si concentra sugli effetti delle attività positive, come la gentilezza e la gratitudine sul benessere e la salute fisica delle persone. Ha conseguito una laurea in psicologia della salute) e Sonja Lyubomirsky (professore di psicologia all’Università della California, Riverside).