San Valentino e dintorni…

È così frequente sentire parlare di amore, nelle canzoni (il festival di Sanremo si è appena concluso, verificare per credere…), nelle poesie, nei libri. Eppure è così difficile afferrare questo sentimento, definirlo, spiegarlo. Ogni volta che si tenta una tale operazione si finisce con il ridurlo a qualcosa di molto diverso da quello che in realtà si prova.

L’amore ovviamente è qualcosa di soggettivo e sicuramente l’innamoramento è una specie di “psicosi”, come lo stesso Freud aveva intuito: il contatto con la realtà si indebolisce e le cose sembrano qualcosa di diverso da ciò che effettivamente sono.

Secondo lo psicologo americano Robert Sternberg l’amore si esprime attraverso tre componenti:

  • La passione, il desiderio dell’altro: riguarda gli aspetti più impulsivi come attrazione fisica, desiderio sessuale ma anche desideri di sottomissione o dominio.
  • L’intimità, la conoscenza dell’altro: riguarda la confidenza, la condivisione, l’affinità.
  • L’impegno, la responsabilità a mantenere il legame con l’altro: ha a che fare con l’interesse a superare le difficoltà e a far sì che l’affetto permanga oltre le circostanze temporanee.

Basandosi sulla presenza o sull’assenza di una o più di queste componenti Sternberg descrive 7 diverse forme di amore.

  • Se c’è solo intimità: abbiamo la semplice simpatia, tipica di un rapporto di amicizia.
  • Se c’è solo passione: è la classica infatuazione, che nasce a prima vista -sostenuta da una buona dose di idealizzazione – e spesso termina con una disillusione.
  • Se c’è solo impegno: la situazione è quella dell’amore vuoto, quasi contrattuale, tipico delle relazioni matrimoniali in alcune culture (in cui i matrimoni sono decisi dalle famiglie).

 

  • Se c’è passione e intimità (ma non impegno): si tratta del classico amore romantico (per esempio quello delle canzoni, o dei romanzi) destinato a finire appena compaiono le prime difficoltà.
  • Se c’è intimità e impegno (ma non passione): è l’amore-amicizia, tipico delle grandi amicizie o delle relazioni di lunghissima durata, in cui la passione per diversi motivi è via via sfumata.
  • Se c’è passione e impegno (ma non intimità): è l’amore fatuo, l’amore dell’ideale piuttosto che del compagno reale, spesso caratteristico di relazioni che si stabiliscono in modo frettoloso e impulsivo, sull’onda dell’infatuazione.

 

  • Quando ci sono tutte e tre le componenti si parla di amore vissuto, la forma di amore più completa, difficile da sperimentare e soprattutto da mantenere intatta nel tempo.

 

Interessante… soprattutto per cercare di capire in che tipo di relazione ci si trova e come eventualmente è cambiata nel tempo. Ad esempio un’infatuazione, se seguita dall’impegno reciproco può diventare un amore fatuo… e se poi pian piano subentra l’intimità?

Ma può anche accadere che un amore vissuto, col tempo perda la passione, e poi pian piano ci si allontani diventando quasi due persone che non si riconoscono più… allora resta solo l’impegno… un amore vuoto.

Un bel libro, che sicuramente consiglio, è quello di Erich Fromm: “L’arte di amare”. Per Fromm l’amore è un’arte, qualcosa che è necessario imparare. L’amore per Fromm ha a che fare col dare ed in ogni caso si fonda su alcuni elementi comuni a tutte le forme di amore: la premura, la responsabilità, il rispetto e la conoscenza.

Nel mio studio, ogni giorno, l’amore è quasi sempre protagonista. L’amore perduto, l’amore temuto, l’amore mai ricevuto, l’amore sognato, l’amore mai conosciuto, l’amore mai più desiderato…