Riporto, tradotto e adattato, un articolo piuttosto interessante sull’orientamento sessuale femminile, frutto degli studi di Ellyn Kaschak, professoressa di psicologia alla San Jose State University ed una delle fondatrici della psicologia femminista

In seguito alle varie ondate del movimento femminista, molte donne si sono sentite più libere di esplorare ed esprimere la propria sessualità: prima di allora si pensava semplicemente che l’eterosessualità riguardasse quasi esclusivamente l’esperienza del partner maschile. Poco si sapeva della sessualità femminile. Se aveste chiesto ad una coppia eterosessuale quante volte alla settimana facessero sesso, probabilmente la risposta avrebbe tenuto conto del numero di rapporti sessuali e degli orgasmi maschili. Questa definizione è stata messa in discussione dagli studi di Masters e Johnson i quali, a modo loro, hanno aiutato ad abbandonare questa nozione antiquata e hanno persino scoperto che le donne erano capaci di orgasmi multipli, se opportunamente stimolate [Masters, W. And Johnson, V.  What We Learned About Sex, 1966]. La definizione di sesso doveva necessariamente cambiare.

Il ruolo del clitoride e la sua anatomia furono praticamente ignorati e spesso sconosciuti fino alla seconda ondata del movimento femminista, che coincise con la rivoluzione sessuale negli Stati Uniti. Clinici e ricercatori hanno finalmente affrontato la questione delle donne e del loro piacere sessuale. Fu presto scoperto che le donne avevano un organo sessuale che era l’omologo del pene maschile ed era chiamato clitoride.

C’è da precisare che l’anatomia del clitoride non è stata mai realmente conosciuta sino al 2005, grazie agli studi di Helen O’Connel, un’urologa australiana, e dei suoi colleghi [O’Connel et alii; Anatomy of the Clitoris; The Journal of Urology, vol. 174, 1189-1195, October 2005]. Qui si dovrebbe tenere conto della ricerca psicoanalitica, che spiega come la minore conoscenza degli organi sessuali femminili dipenda in gran parte da un minore investimento narcisistico sugli stessi, rispetto a quanto avviene per i maschi. [Nota del traduttore]

Varie forme di stimolazione possono portare una donna all’orgasmo. Per cominciare, Betty Dodson [Dodson, B. (1974) – Liberating masturbation: A meditation on self love] e altri iniziarono a condurre quelli che chiamavano gruppi pre-orgasmici per insegnare alle donne come facilitare il raggiungimento dell’orgasmo: inizialmente queste pratiche comportavano anche l’uso di vibratori. Il termine pre-orgasmico sostituì così il precedente “frigidità”. Una volta che la donna ha imparato a conoscere il proprio corpo, può guidare anche il suo partner nel rapporto sessuale. [Dodson, B. (1987) Orgasms for two: The joy of partner sex]

Questo tipo di studi hanno dato vita ad un’intera area di ricerca e di trattamento. La ricerca sulla sessualità femminile è continuata e così anche le osservazioni cliniche. Offro qui le mie osservazioni cliniche, supportate dalla ricerca di molti giovani scienziati, mentre la cultura occidentale passa ancora una volta attraverso una rivoluzione sessuale, forse non così evidente come quella precedente, ma altrettanto significativa: riguarda l’orientamento e la fluidità del desiderio femminile.

Molte ragazze e donne, la maggioranza in realtà, crescono attratte solo dai maschi: sono “cisgender” ed eterosessuali per definizione. Poi però accade che di tanto in tanto, intorno all’età in cui la riproduzione non è più un’opzione perseguibile, molte di queste donne si trovano sorprendentemente attratte da altre donne. Sembra che la sessualità delle donne diventi molto più fluida in un modo che gli uomini non sembrano sperimentare nemmeno quando sono più giovani [almeno consciamente NdT]. Molte donne hanno iniziato relazioni durature con altre donne dopo essersi considerate sino ad allora strettamente eterosessuali. [Diamond, L. (2008), Sexual Fluidity: Understanding Women’s Love and Desire]

È troppo presto per sapere se questo fenomeno sia prevalentemente ormonale, psicologico, culturale o evolutivo, si è ancora nel capo delle ipotesi. C’è ancora molto da imparare sulla sessualità femminile in una società che l’ha soppressa per moltissimi anni. Non siamo più ai tempi vittoriani di Freud ed il contesto culturale influenza la psicologia individuale in modi sempre diversi.

Poi, però, ci sarebbe da discutere anche di quanto si è imparato sulla sessualità maschile dagli anni ’60 in poi, cioè da quando la rivoluzione femminista ha reso possibile queste ricerche.