Qual è la reale efficacia degli antidepressivi? Quanto sono frequenti gli effetti collaterali? La teoria che dovrebbe spiegare la loro azione è supportata dalle evidenze scientifiche? Propongo qui un adattamento di un articolo (Antidepressants: 10 Shocking Studies Everyone Should Know) che ha cercato di mettere in discussione l’efficacia di questa classe di psicofarmaci. Sebbene in molti casi questi farmaci siano utili (soprattutto nei gravi casi di depressione) è anche vero che restano molte perplessità sulla loro reale azione biochimica. Ad ogni modo è sempre sbagliato prescrivere ed assumere un antidepressivo senza contemporaneamente avviare una psicoterapia o un percorso di supporto psicologico.

 

  1. L’efficacia degli antidepressivi è del tipo “testa o croce”. Purtroppo per circa la metà dei pazienti depressi il primo antidepressivo che viene loro prescritto non funziona. Inoltre circa un terzo dei pazienti non risponde ad alcun tipo di farmaco antidepressivo mentre una psicoterapia può essere loro utile. Attualmente l’unico modo di verificare l’efficacia dell’antidepressivo sul singolo paziente è provare e stare a vedere cosa succede. Questo significa che molte persone depresse rischiano di attendere alcuni mesi prima di vedere funzionare qualche farmaco (considerando che un antidepressivo inizia ad agire mediamente dopo circa tre-quattro settimane). (Fonte: https://academic.oup.com/ijnp/article-lookup/doi/10.1093/ijnp/pyw045)
  1. La teoria alla base dell’utilizzo degli antidepressivi è basata su evidenze contrarie. Per circa 50 anni scienziati e gente comune hanno creduto che la depressione fosse dovuta a bassi livelli di serotonina nel cervello. In realtà l’evidenza mostra che la gente depressa avrebbe livelli più elevati di serotonina, non più bassi. Questo significa che gli antidepressivi comunemente utilizzati in realtà tendono a peggiorare la situazione e non a migliorarla. (Fonte: http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0149763415000287). Sembra infatti che le diverse settimane che un antidepressivo impiega prima di mostrare un miglioramento sintomatico (mentre all’inizio si assiste spesso ad un marcato peggioramento) siano dovute ad una controregolazione fisiologica degli elevati livelli di serotonina indotti dall’assunzione del farmaco: in altri termini l’organismo, “intossicato” da livelli ancora più elevati di serotonina (delle prime settimane), reagisce diminuendo drasticamente la disponibilità del neurotrasmettitore. Attualmente comunque non vi è modo di misurare i livelli di serotonina nel cervello.
  1. Alcuni scienziati affermano che, tranne nei casi più gravi, non funzionano. Le nuove generazioni di antidepressivi – i cosiddetti SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) – per la maggior parte si situerebbero, secondo alcuni studiosi, al di sotto dei livelli minimi di significatività clinica. In altri termini i più moderni farmaci prescritti per trattare la depressione solitamente non sarebbero efficaci. Questi studi avrebbero trovato che i farmaci hanno differenti effetti su persone con differenti livelli di depressione. In particolare
    • Depressione lieve: non vi sono studi poiché una depressione lieve non è quasi mai trattata con antidepressivi, talvolta si ricorre esclusivamente ad una terapia psicologica.
    • Depressione moderata: usare o non usare gli antidepressivi è risultato praticamente indifferente.
    • Depressione grave: gli antidepressivi hanno mostrato una bassa e comunque clinicamente non significativa efficacia.
    • Depressione molto grave: gli antidepressivi in questo caso effettivamente forniscono un beneficio clinicamente significativo. (Fonte: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18303940) 
  1. Più effetti collaterali di quanto si pensi. Un recente sondaggio condotto su persone che fanno uso di antidepressivi ha trovato livelli superiori alle attese di torpore emotivo, problemi sessuali e pensieri suicidari. Lo studio, pubblicato su Psychiatry Research, ha mostrato che almeno la metà delle persone intervistate aveva problemi psicologici a causa del farmaco da loro utilizzato. Dei 20 effetti collaterali rispetto ai quali erano stati intervistati:
    • Il 62% riferiva difficoltà sessuali
    • Il 52% degli intervistati si sentivano in qualche modo diversi da come sono
    • Il 42% ha notato una riduzione generale dei sentimenti positivi
    • Il 39% si sentiva meno interessato agli altri
    • Il 55% ha riferito sintomi di astinenza

A fronte di questi risultati però l’82% ha dichiarato che il farmaco è risultato utile per affrontare la depressione. (Fonte: http://www.psy-journal.com/article/S0165-1781(14)00083-3/abstract)

  1. La maggior parte degli antidepressivi fa ingrassare. Solo il Bupropione, secondo uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Medicine, è risultato associato ad una diminuzione di peso. Al contrario tutti gli altri antidepressivi sono significativamente correlati ad un aumento di peso. Il Bupropione quindi dovrebbe essere usato come antidepressivo di prima scelta per persone obese. (Fonte: http://www.mdpi.com/2077-0383/5/4/48)
  1. Perdita di memoria. Gli antidepressivi di prima generazione, conosciuti come triciclici, sono stati spesso messi in relazione a perdite di memoria: circa la metà delle persone che li utilizzano segnalano difficoltà di concentrazione ed un terzo riferisce di soffrire di perdite di memoria. (Fonte: http://www.spring.org.uk/2016/05/5-prescription-drugs-that-hurt-your-memory.php) 
  1. Alcuni integratori alimentari possono potenziarne l’effetto. È stato osservato da una recente ricerca che almeno quattro integratori sono in grado di potenziare l’effetto degli antidepressivi. Questi integratori sono:
    • Olio di pesce (integratore di omega 3)
    • S-adenosil-L-metionina (SAMe)
    • Metilfolato (la forma attiva dell’acido folico)
    • Vitamina D

A queste conclusioni giunge una recente rassegna di 40 trials clinici condotti in tutto il mondo: ogni trial ha testato l’uso di antidepressivi combinato con integratori alimentari. (Fonte: http://ajp.psychiatryonline.org/doi/10.1176/appi.ajp.2016.15091228)

  1. Antidepressivi e autismo. Le madri che durante la gravidanza fanno uso di antidepressivi potrebbero raddoppiare il rischio che il loro figlio sviluppi un disturbo dello spettro autistico. A questa conclusione è giunto uno studio condotto su oltre 145 mila gravidanze. Questo è un risultato di grande rilevanza se si tiene in considerazione il fatto che circa il 7% delle donne incinte usano antidepressivi. (Fonte: http://jamanetwork.com/journals/jamapediatrics/article-abstract/2476187 )
  1. Autolesionismo e suicidio. Un particolare antidepressivo considerato sicuro per il trattamento della depressione maggiore in adolescenza non solo è risultato inefficace, ma anche legato a comportamenti autolesionisti e suicidari. Lo afferma uno studio pubblicato nel 2015 sul British Medical Journal. (Fonte: http://www.bmj.com/content/351/bmj.h4320 )
  1. Antidepressivi e ansia sociale. Il disturbo d’ansia sociale (meglio conosciuto come fobia sociale) viene solitamente trattato con antidepressivi sebbene questo non risulti essere il trattamento più efficace: secondo un nuovo studio infatti la psicoterapia è più efficace del trattamento farmacologico. Il trattamento farmacologico inoltre risulta associato a spiacevoli effetti collaterali e non funziona per tutte le persone. (Fonte: http://www.thelancet.com/journals/lanpsy/article/PIIS2215-0366(14)70329-3/abstract )