La Sindrome di Asperger (detta anche autismo ad alto funzionamento) rappresenta un quadro clinico, connesso all’autismo, il cui inquadramento nosografico è tuttora molto controverso e difficile da diagnosticare. Il DSM-IV (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) inserisce il Disturbo di Asperger nella categoria dei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo.

Sembra che dal punto di vista epidemiologico, il 10% delle forme di autismo sia “ad alto funzionamento” e che circa l’85% dei pazienti affetti da Sindrome di Asperger siano maschi.

Non sono ancora molto chiare le cause che portano alla Sindrome di Asperger: sono stati ipotizzati deficit su base genetica (vi è associazione con un locus sul cromosoma 7, ma anche sul 13 e sul 15, in particolare per quanto riguarda il gene che codifica la neuroligina 3, una proteina che contribuisce alla formazione delle sinapsi). Sono state riscontrate, con esami di Risonanza Magnetica Funzionale, anche disfunzioni nell’attività dei “neuroni-specchio” in particolare nell’area del giro frontale inferiore (area coinvolta nelle nel funzionamento relazionale dell’individuo) nonché alterazioni dell’attività dell’amigdala (coinvolta con le reazioni emotive e di paura) e dell’area di Broca (coinvolta nel linguaggio).

La relazione con i genitori (e poi con gli insegnanti) è caratterizzata da elevati livelli di frustrazione per entrambe le parti poiché nell’interazione è presente sia una marcata difficoltà a comprendere i segnali dell’altro che una sistematica frustrazione per il fallimento di molte risposte.

In ogni caso questa sindrome sembrerebbe caratterizzata dall’assenza di ritardo nell’acquisizione del linguaggio e nello sviluppo cognitivo mentre allo stesso tempo i bambini con sindrome di Asperger appaiono goffi e inadeguati sul piano della comunicazione interpersonale e dell’interazione sociale.

È difficile capire cosa faccia loro piacere, ripetono spesso le stesse domande e mostrano una mimica ed una gestualità slegata dal discorso. Sono di solito in grado di parlare della loro esperienza in modo da far comprendere cosa significhi vivere senza un’adeguata intelligenza emotiva e senza una reale capacità empatica.

Non è raro che questi bambini sviluppino in modo sorprendente aree specifiche di competenza come il calcolo, la musica, la conoscenza del tempo e dei calendari. La memoria in alcuni casi è prodigiosa. Questi talenti però, talvolta straordinari, appaiono isolati e senza alcuna utilità, se non quella di controllare una realtà imprevedibile e minacciosa. Mancano infatti di “senso comune” e tendono a pensare in maniera concreta e letterale, risultando incapaci di cogliere i doppi sensi e le sfumature del discorso. Spesso accade che la disabilità di questi bambini sia mascherata dagli aspetti di specifica competenza in qualche settore e viceversa.

Purtroppo l’evoluzione, sebbene non preveda un deficit intellettivo vero e proprio, è caratterizzata dalla persistenza dei disturbi dell’interazione sociale e possono occasionalmente comparire episodi psicotici in adolescenza.

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Per approfondire:

Marcelli D.; Enfance et psychopathologie. Masson. Paris, 1982, 1999. Tr. it.: Psicopatologia del bambino. Masson, Milano, 1999.

Plomin, R.; Defries, J.; McClearn, G.; McGuffin, P.; Behavioural Genetics. Worth Publishers. New York, 2001. Tr. it.: Genetica del comportamento. Raffaello Cortina Editore. Milano, 2001

Fava Vizziello, G.; Psicopatologia dello sviluppo. Il Mulino. Bologna, 2003