Molti genitori tentano di insegnare rapidamente ai loro figli piccoli il maggior numero possibile di cose: uno sforzo che alla luce delle recenti conoscenze appare del tutto inutile. In Giappone per esempio, si praticava l’insegnamento prenatale dell’inglese al sesto mese di gravidanza, sperando che i nascituri fossero facilitati quando avrebbero dovuto affrontare il temuto esame di ammissione alla tanto desiderata (dai genitori) scuola materna d’elite!

Secondo Lise Eliot, neurobiologa e professore di neuroscienze alla Chicago Medical School , questo metodo di insegnamento ha la stessa inutilità del tentativo di insegnare i numero al feto battendo colpetti sul ventre della madre. Sono stimolazioni che non lasciano alcuna traccia nel cervello del feto che si sta sviluppando. Analogamente sembra che non vi sia un grande vantaggio nell’insegnamento precoce delle materie scolastiche. Sembra addirittura che si ottenga l’effetto contrario. Già una ventina di anni fa degli studi fatti presso l’Università della Pennsylvania hanno raccolto i risultati di esperienze compiute in tutte le parti degli Stati Uniti di impartire un’istruzione formale a bambini molto piccoli. Si vide che i bambini così stimolati presentavano all’inizio una certa creatività, ma nella carriera scolastica successiva mostravano una maggiore ansia e un atteggiamento più negativo.

Ma allora esiste un modo efficace per agevolare le capacità di apprendimento dei bambini più piccoli? Probabilmente si, ma in un modo molto indiretto, secondo quanto scrivono gli psicologi americani Alison Gopnik, Andrew Meltzoff e Patricia Kuhl nel loro libro “The Scientist in the Crib. What early learning tells us about the mind”. Innanzitutto i neonati, per poter imparare senza incontrare ostacoli, devono poter costruire un legame sicuro con le loro persone di riferimento, di norma i genitori. Allora cominceranno presto non solo a percepire l’ambiente circostante e a notare i cambiamenti, ma anche a imparare le connessioni e a influire sugli eventi. Dirigendo in vari modi l’attenzione del bambino su persone, oggetti ed eventi si attiva la sua predisposizione innata all’apprendimento. Per promuovere il linguaggio verbale, la capacità di espressione delle emozioni e l’autocoscienza dei bambini, gli educatori devono trovare il tempo di stimolarli a porsi domande e dare loro le risposte opportune.

Già prima di imparare a parlare, un bambino esamina a fondo il suo ambiente e se qualcosa suscita il suo interesse, cerca di procurarsi più informazioni in merito. Anche le reazioni dei genitori sono decisive per il successo dell’apprendimento. Solo concedendo spazio alla fantasia e alla creatività dei bambini, essi potranno soddisfare il loro desiderio di apprendere.

 

Psicoterapeuta Milano – Dott. L. Mazzotta